Un’assemblea delicata e tesa, dove il documento consegnato da Conte a Draghi, sembra accordare i più. Inquietudini in seno al M5S.
Quanto soprattutto per i toni e le questioni poste. Ma dove emerge con forza la voglia dei parlamentari M5S, soprattutto i senatori, di abbandonare la nave del governo Draghi. Dopo le parole di Conte in apertura dell’assemblea tenutasi in serata e terminata dopo la mezzanotte, fuoco di fila di interventi contro la permanenza nell’esecutivo, raccontano alcuni presenti all’Adnkronos.
Tra i più inflessibili, Laura Bottici e Alberto Airola. Il senatore torinese, in particolare, ha manifestato il suo scetticismo sulle risposte attese dal premier, “spacceranno 4 perline colorate per l’oro di Montezuma”, ha messo in guardia gli altri. Ricordando per uno dei principi cardine del Movimento: “Fosse per me, uscirei domani stesso. Ma il Movimento è una grande comunità, la decisione non può essere presa né da me, né da Beppe, né da Conte o da tutti noi con un voto assembleare. Siamo entrati con il voto della base in questo governo e con il voto della base dobbiamo uscirne”, queste le parole del senatore.
Giovanni Endrizzi e Gilda Sportiello
Ancor più duro il collega Giovanni Endrizzi, secondo cui “Il patto stretto per entrare nel governo è stato tradito, dunque il voto degli attivisti potrebbe essere tranquillamente bypassato”. La deputata Gilda Sportiello se l’è presa con gli “scissionisti poltronisti”, complici di un governo in cui il M5S è stato tradito. Ad avanzare dubbi sulla linea dura che stava segnando la congiunta, aprendo la strada ad una serie di interventi improntanti alla cautela, ci avrebbe pensato Stefano Buffagni, invitando i colleghi a ponderare la questione: “non si possono prendere decisioni in base ai ritorni elettorali, seduti su comode poltrone mentre fuori c’è un paese in ginocchio, una crisi economica in arrivo con un rallentamento economico di cui ci sono già segnali evidenti”.